L’Europa è ancora imbrigliata nella morsa del freddo e i malanni di stagione non accennano a sparire.
Raffreddore, febbre, influenza: sono le patologie più diffuse quando il clima è così rigido. Ma non è tutto: le basse temperature, infatti, possono inficiare anche l’efficacia di alcuni trattamenti farmacologici.
Ad essere più esposti sono i pazienti in cura con farmaci che alterano la termoregolazione del corpo. Il motivo? Tali soggetti, generalmente sottoposti a terapie psichiatriche, neurologiche e legate al controllo della pressione sono a rischio ipotermia.
Con la permanenza di temperature al di sotto delle medie di stagione, quindi, è fondamentale che il medico curante valuti lo stato di salute complessivo del paziente, riadattando i trattamenti se necessario.
A confermarlo è una ricerca dell’Agenzia Francese del Farmaco: nella recente indagine, gli esperti hanno verificato che, seppur non siano presenti regole generali di valutazione, è importante analizzare l’efficacia di alcune cure durante i periodi di grande freddo.
In particolare, i trattamenti che possono alterare la termoregolazione centrale e periferica sono i neurolettici, i barbiturici, le benzodiazipine e i vasodilatatori. Non solo: il freddo, infatti, può ridurre l´assorbimento dei principi attivi di cure effettuate con cerotti.
Per questo, le basse temperature espongono a maggiori rischi gli anziani – tra i principali utilizzatori di medicinali, anche di natura e composizione diversa - i soggetti con malattie cardiovascolari, respiratorie e neuropsichiatriche.
Per qualsiasi dubbio, chiedete sempre un suggerimento al vostro farmacista: saprà guidarvi al meglio nella conservazione e nell’uso corretto dei medicinali.